Monday, 19 March 2012

La festa del papà

Caro papà, oggi è la festa del papà e mi piacerebbe che tu capissi ancora che cosa vuol dire.
Vorrei poterti raccontare ancora della mia vita, delle mie fatiche, di cui tu fai parte, dei sogni delle tue adorabili nipoti.
Ma qualcuno ti ha portato lontano, la tua mente non è più qui. Vaga altrove.
Quando ti vedo sorridere, pochi attimi fugaci rubati alla tua nuova vita, mi sembra quasi che tutto ancora può avvenire, che i miracoli accadono e si ravviva la speranza.
Ma dura veramente poco.
Allora voglio solo ricordare i tuoi "ricordi". Quando mi raccontavi della tua vita di fanciullo già orfano di madre, grande a soli otto anni, con dei fratellini da accudire, mentre il tuo babbo era fuori per il lavoro. Abitavi in periferia, accanto a quella che poi sarebbe diventata la mia scuola elementare, allora occupata dai tedeschi e tu che, per aiutare in casa, andavi ad elemosinare le gallette, si proprio le gallette, che loro davano ai cavalli. E delle fughe quando ti scoprirono, delle botte che ti sei preso per delle misere gallette.
Mi raccontavi delle scappatelle e delle discese al fiume, delle lunghe nuotate in quello che probabilmente era veramente il "biondo Tevere". Mi raccontavi delle tue avventure con i bambini del quartiere, anche loro piccoli adulti, delle ruberie nelle fattorie vicine, e di quando ti sei ferito scavalcando una cancellata. Ti portarono in ospedale su un carretto, 5 chilometri su un carretto trainato da un somarello, quasi quasi ci arrivasti dissanguato. ma c'era la guerra e tu non avevi più una madre.
Poi arrivò un'altra donna nella vita di tuo padre ma dopo poco se ne andò anche lui. Eri solo, capofamiglia e ti fecero sposare.
Marito bambino a soli venti anni.
Poi nacqui io.
Marito bambino e anche padre.e così aumentarono le responsabilità.
Quanto tempo è passato, quanti ricordi ora persi, quante cose non mi hai raccontato, sempre immerso nei dolori della tua vita, che non ti risparmiò neanche con la nascita del secondo figlio.
Sei cresciuto senza amore, quell'amore che non hai saputo darci, solo pochi gesti, ogni tanto, l'affetto celato, carezze mai date, quasi fossero una vergogna. Ma erano le carezze che non avevi mai ricevuto.
Ora papi vorrei che non te ne andassi, vorrei che potessi ricordare ancora tua madre, della quale porto il nome, e mi piacerebbe che ogni tanto il tuo sorriso sia solo per me, e non strappato a chissà quale parte oscura della tua mente.
Qualunque sia stata la nostra vita, nel bene e nel male, ricordati che ti voglio bene!

2 comments:

Gianna said...

Commovente, Mina...

Mina said...

Si lo è, ma sapessi anche quanta fatica.
grazie Gianna